Sanremo 2014: intervista ai Perturbazione

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Questa sera, dopo anni di tentativi, i Perturbazione faranno il loro esordio al Festival di Sanremo. Visto il meccanismo della doppia canzone, c’è già un dilemma: “L’Italia vista dal bar” è il miglior testo di questa edizione, mentre “L’unica”, per citarli, “muoio già dalla voglia di ricordar[la] a memoria”. A poche ore dalla prima serata, ho incontrato 2/6 della band (Tommaso e Alex) e il loro direttore d’orchestra Andrea Mirò.

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Vi ho visto ieri in prova, eravate il ritratto della gioia.
Tommaso: Ci hai sgamato in pieno! Non hai idea di come ci sentissimo.
Era la prima volta all’Ariston?
T: No, avevamo già provato, ma era la prima volta con un pubblico.
E finalmente. Sappiamo che avete provato ad accedere al festival sei volte, ma con quali canzoni?
T: Nel 2003, senza una canzone precisa, provammo a entrare nei Giovani. Nel 2005, “Se fosse adesso”, un pezzo bellino ma non forte come altri del nostro repertorio. Nel 2007, con la EMI, “Battiti per minuto”, che secondo noi ci poteva stare, e infatti ci arrivammo vicino. Nel 2011, con un inedito che poi non è finito in Musica X.
E poi, nel 2012, dovevate partecipare con Arisa.
T: Sì, come ospiti nella serata dei duetti, ma non ci vollero. Provammo anche l’anno scorso con “I baci vietati” e “La vita davanti”, ma forse non venivano fuori bene perché il disco era ancora in produzione. Alla fine, Musica X è piaciuto molto alla direzione artistica attuale ed è forse per quello che siamo qui. Corsi e ricorsi.
Sembra che al festival ci voglia sempre almeno un gruppo di provenienza indie. Penso a Bluvertigo, Subsonica, Afterhours… (Per coincidenza cito tutti gruppi che, come voi, hanno fatto parte della storia della Mescal.) Sembra che si debba per forza mettere quella spunta nel listone dei Big.
T: La quota indie! Che parola orribile, “quota”. Abbattiamola. Noi veniamo da quel mondo e ci ha aiutato a crescere, ma non lo percepiamo come una gabbia.
Mi viene in mente una frase che la vostra Elena ha detto a Sorrisi: “Anche le mamme italiane hanno il diritto di cantare le canzoni dei Perturbazione”.
Andrea Mirò: Anche i padri!
[Nel frattempo è arrivata Andrea Mirò.]
Con “L’Italia vista dal bar” siete riusciti a fare una canzone nazional-popolare ma non paracula. Forse succederà una cosa molto meta: domani nei bar d’Italia si parlerà di una canzone sui bar d’Italia.
T: Speriamo! Ma teniamo molto anche a “L’unica”. Non ne abbiamo fatto una loffia per far passare l’altra. Sappiamo che una potrebbe fare più centro, ma le canzoni “abitano” le persone: è tutto imprevedibile. L’anno scorso siamo rimasti sorpresi delle scelte del pubblico.

Com’è arrivata Andrea Mirò?
T: Ci siamo conosciuti durante Le città viste dal basso, spettacoli in cui raccontavamo le città attraverso i brani dei grandi cantautori. In una serata potevi trovare Nada come Pezzali, Toffolo come Bianconi. Anche in quell’occasione non c’è mai stata l’idea di avere una “quota indie”, ma di fare esperimenti continui e vedere cosa ne usciva fuori. Una sera, abbiamo invitato Andrea ed è nato un rapporto di stima reciproca.
A: Negli ultimi anni ci siamo cercati, ma non riuscivamo mai a vederci. Quando ho saputo della promozione dei Perturbazione, ho chiamato Gigi per dirgli: “Ci vedremo là”. [Andrea lavora con Zibba, della sezione Nuove proposte] Loro non avevano ancora scelto un direttore d’orchestra e Gigi mi ha detto: “Senti, ma già che sei lì…”
Non è la prima volta che dirigi l’orchestra, no? L’anno scorso eri con Nardinocchi.
A. Sì, e ancora prima con Nina Zilli e mio marito.
Per non parlare delle tue partecipazioni in gara. Ormai sei di casa.
A. La prima volta che sono venuta non avevo ancora compiuto 18 anni! Ho visto tutti i cambiamenti, dagli anni in cui la carta stampata era assoluta regina ai nuovi media, dalle carrozze ai razzi sulla luna.
Secondo me è meglio adesso, almeno dal punto di vista artistico.
A: Oggi è più bello perché l’artista è davvero protagonista. La Rai è sempre la Rai, il carrozzone è sempre lo stesso, ma è cambiato l’approccio e sono stati sdognati tantissimi generi musicali.
T: Per noi non esistono i festival cattivi e i festival buoni, in senso morale. Esistono solo canzoni brutte e canzoni belle.

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