Pop Topoi: nomination ai Macchianera Italian Awards 2014

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UPDATE 17/9: Dopo due anni all’ultimo posto, mi avete fatto arrivare sesto, quintuplicando i voti del 2013. Io quintuplico la mia gratitudine. Grazie davvero.

L’avete fatto di nuovo: per il terzo anno consecutivo, mi avete nominato ai Macchianera Italian Awards come miglior sito di musica. E per il terzo anno consecutivo, probabilmente arriverò ultimo, ma va bene così. Questo è il post di rito in cui: vi ringrazio; vi dico che mi dispiace non scrivere più spesso da queste parti (e al contempo vi rassicuro che i blog non sono del tutto morti); vi segnalo che la scheda di votazione è qui.

E se invece siete arrivati cliccando a caso dalla scheda di votazione, PIACERE MIO. Potete farvi un’idea con una selezione di cose che ho fatto nell’ultimo anno:

Macchianera Italian Awards 2013

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macchianera-awardsE insomma, mi avete nominato nella categoria Miglior sito di musica ai Macchianera Italian Awards 2013. L’avete fatto anche l’anno scorso e poi sono arrivato ultimo, ma non è questa la cosa importante: finire nuovamente in nomination contro solo un altro blog e otto siti di dimensioni nemmeno paragonabili è davvero un piacere. Certo, i premi non contano niente e, certo, non è che ci sia tutta ‘sta scelta nell’internet italiano, ma i MIA restano uno dei pochi parametri per capire se ha ancora un senso scrivere su un blog nel 2013.

Prendi questa, Lady Gaga.

Per me, banalmente, Pop Topoi resta il luogo dove buttare tutti quei contenuti che superano i 140 caratteri e/o che nessuno mi pagherebbe per pubblicare altrove. Il risultato è (da sempre) schizofrenico e incostante, ma posso garantirvi almeno due cose: non farò errori nei titoli delle canzoni inglesi e controllerò sempre prima di pubblicare le correzioni automatiche dell’iPhone. (Scusate, non ho resistito.)

Se volete almeno provare a farmi perdere con dignità, votate qui. Se siete arrivati dal sito di Macchianera disorientati e confusi, nella colonna a sinistra trovate una selezione di link per farvi un’idea.

Il cruciverba di Pop Topoi

Nel tentativo di diventare finalmente un blog generalista, propongo un’altra iniziativa volta all’intrattenimento intelligente: il cruciverba di Pop Topoi! Ve lo dico subito: non è facilissimo ed è molto lungo, ma che avete di meglio da fare? Il cruciverba di Pop Topoi si porta al mare, al lago, in montagna (ovunque non arrivi Google, insomma) e accompagna i vostri pomeriggi di sole grandine o le vostre pause pranzo.

Tengo a precisare che l’ho compilato a mano perché nessun nerd ha ancora inventato un programma soddisfacente e che va stampato perché non mi è concesso usare applicazioni in Java (come quelle degli indimenticabili malvacruciverba). Spero non ci siano errori se no sai che imbarazzo.

Una volta finito, mandatemi pure la foto via mail. Il primo a completarlo vincerà solo la gloria, ma in tempo di crisi non si sputa nemmeno su quella.

Cliccate per ingradire. Le definizioni dopo il salto.

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Torna la compila di Pop Topoi: la calda estate scandinava

L’anno scorso ho scritto una specie di epitaffio al Festivalbar e le sue compilation. Ispirandomi alla tradizione delle raccolte blu e rossa, vi ho fornito la compila viola. Due canzoni su 14 sono poi diventate successoni globali (“Video Games”, “Somebody That I Used To Know”), mentre un’altra si sta imponendo solo ora in mezza Europa grazie a uno spot (“Too Close” di Alex Clare). Non male, no? Quindi, anche quest’estate, voglio esercitare l’immenso potere dei miei nastroni per promuovere alcune buone cause musicali.

Ricordate il 1997? Due parole: Il ciclone. Il successo del film natalizio di Pieraccioni trascinò i suoi piripi, le sue estrade e i suoi talismani fino all’estate successiva, tanto che il Festivalbar fece la compilation latina. Dato che da queste parti quella musica è NO, perché non celebrare invece quelle nazioni che ci forniscono tanto pop di qualità e mobili a prezzi stracciati? Ne La calda estate scandinava, presento 14 artisti nordici che non sempre varcano i loro glaciali confini. Mentirei dicendo che ci troverete spensierate canzoni estive (del resto “Vengono da tristezze artiche / Nei locali cercano forme di ye-yé”), ma spero vi piaceranno. In basso, qualche parola sulle scelte.

Lykke Li, “Come Near”

Iniziamo subito con un nome famoso così non spaventiamo nessuno. Lykke non ha certo bisogno di presentazioni e, se ancora non la conoscete, fuori di qui. E mentre uscite, andatevi a comprare Wounded Rhymes. “Come Near” è arrivata col Record Store Day 2012, quindi l’iniziativa a qualcosa è servita.

Amanda Mair, “House”

Quando sento Amanda Mair, penso che ogni nazione ha la Franceschina Michielin che si merita. Le due sono praticamente coetanee, solo che alla Michielin toccano gli scarti di Elisa, mentre Amanda ha appena pubblicato un primo album originale e raffinato.

Saint Lou Lou, “Maybe You”

Di loro si sa solo che sono gemelle, sono svedesi e hanno fatto questa foto promozionale un po’ scosciata. “Maybe You” è sparita da Soundcloud alla velocità della luce, quindi non si capisce bene cosa stia succedendo. Fatto sta che è una delle canzoni più tristi e squisite che si siano sentite negli ultimi tempi.

Choir of Young Believers, “Hollow Talk”

I Choir of Young Believers si sono imposti apparendo nella sigla della serie poliziesca svedese-danese Bron/Broen. Se l’avete vista, non potete non associare questa canzone a cadaveri squartati e crimini efferati. Il loro album del 2012 è piuttosto anonimo, ma che ci frega, teniamoci questa meraviglia datata 2009.

jj, “Beautiful Life”

Questa è per gli amici indie. Ciao amici indie. Visto, vi ho messo la coppietta che fa le canzoni dilatate con un sacco di riverbero.

Wolf Box, “Mirror Wisdom”

Wolf Box è il bellissimo nome d’arte che Isabel Guzman ha scelto per promuovere il suo etereo dream pop. In “Mirror Wisdom” dice di voler correre come una tigre e ballare come una go-go girl. Se non è saggezza questa…

Faye, “Water Against The Rocks”

Fanny (Faye) Hamlin iniziò a cantare in una girlband svedese chiamata Play quando aveva appena 12 anni. Dopo qualche tour con Destiny’s Child e ‘N Sync, a 15 anni lasciò il gruppo e si dedicò alla scuola. E qui c’è già abbastanza materiale per una biografia niente male. Quest’anno è tornata con un’etichetta indipendente e una ballata elettronica intensa in cui, a un certo punto, l’acqua s’infrange sugli scogli – letteralmente.

Kate Havnevik, “Disobey”

Dopo poche sillabe, penserete subito: “ma questa è Imogen Heap”. Sì, sembrano praticamente la stessa artista. Come se non bastasse, anche la Havnevik è prodotta da Guy Sigsworth, quindi l’effetto Frou Frou è garantito. Tuttavia, dato che non è che ci sia questa abbondanza di copie di Imogen Heap, il suo ultimo album YOU si ascolta con grande piacere.

Zhala, “Slippin Around”

Ok, questa canzone inizia con un minuto di urla di Tarzan, ma se avete la pazienza di continuare ad ascoltare, troverete la Santigold scandinava.

Niki & The Dove, “Gentle Roar”

Per quanto tempo abbiamo aspettato il primo album dei Niki & The Dove? Non poi così tanto, ma gli anni di hype sono come gli anni dei cani. Instinct non ha deluso, questa è la mia preferita.

Soso, “Who’s Gonna Love Me”

Sul suo Soundcloud si legge: “la faccia di Monica Bellucci, la voce di Robyn e il cuore spezzato di Adele”. Io ci andrei un po’ più piano, ma Sophia Somajo ha di certo un gran potenziale e ballate synthpop particolarissime. Tipo che qua e là sembra di sentire una Sugababe cantare su una base dei NIN. Il suo album si scarica gratis qui.

Beatrice Eli, “The Conqueror”

Beatrice, svedese trapiantata a Londra est, è entrata nelle grazie di un po’ di DJ influenti come Annie Mac di BBC Radio. E tutto questo con un unico, eccezionale singolo che vi farà dire “Charli XCX?”

iamamiwhoami, “In Due Order”

Quando parlo del progetto multimediale di Jonna Lee, mi si illuminano gli occhi e anche le orecchie. L’ho già lodata ampiamente scrivendo della cronologia del fenomeno su Grazia e la mia opera di evangelizzazione continua in attesa dell’album.

Icona Pop, “I Love It”

Bella mossa mettere l’unico pezzo allegro in fondo, quando ormai se ne sono già andati tutti. Caroline e Aino si sono fatte notare aprendo i concerti di Marina, sono apparse sulla compilation di Kitsuné e ora anche Pitchfork è impazzito per loro. Voi cosa aspettate? In un mondo perfetto, questo pezzo spensierato e caciarone al retrogusto di Solveig sarebbe il tormentone dell’estate.

 

Addio, Festivalbar: arriva la compila di Pop Topoi

Il Festivalbar è morto da quattro anni e un po’ se ne sente la mancanza. Il sentimento di nostalgia non è certo legato al programma in sé, ma a quello che rappresentava: l’arrivo dell’estate. A maggio, ovvero quando iniziavano a passare la pubblicità su Italia1. Poi, però, La tua estate in musica finiva sul più bello, perché ad agosto il Festivalbar inspiegabilmente non andava in onda. Magari passavano le repliche e i conduttori presentavano le esibizioni delle puntate precedenti (giuro di ricordare Amadeus che lancia tormentoni pre-registrati usando il verbo “gettonare”. “Gettoniamo gli Articolo 31!”, ecc.). A settembre, la finalissima all’arena di Verona ti ricordava che – reality check – l’estate era bell’e finita, ma per un paio di sere potevi di nuovo riascoltare i brani che l’avevano accompagnata.

I premi, poi, non si è mai capito chi li decidesse e con quale criterio. Nel ’78, vinse Kate Bush; nel ’79, Alan Sorrenti, PER DIRE. In epoche più recenti, bastava individuare l’artista italiano più grosso che aveva un album in promozione quell’anno: Ramazzotti, Vasco, Ligabue.

Forse ci piaceva perché era una delle poche occasioni per vedere in TV alcune star internazionali, ma si trattava sempre di annoiate esibizioni in playback accompagnate da applausi registrati e pessimi siparietti. Il tutto avvolto dai troppi capelli della Panicucci.

Un altro intramontabile simbolo che appena nominerò avrà su di voi l’effetto di mille madeleine è la compilation del Festivalbar. Oh sì, quella blu e quella rossa, ovvero l’unico modo possibile per portarsi a casa tutto il tormentame estivo. Con quello che costavano, c’era da pensarci bene su prima di comprare il disco dal colore giusto, e sebbene la distribuzione delle hit nelle scalette sembrasse fatta apposta per complicarti la scelta, erano semplicemente il prodotto di due case discografiche diverse (la rossa era tradizionalmente EMI e la blu Sony o Warner).

Col Festivalbar, sono morte anche le compilation blu e rossa, ma non temete: arriva quella viola di Pop Topoi!  (Era molto più viola prima che la filtrassi con Instagram, ma è una manovra necessaria per attirare il pubblico indie.) Comprende 14 tracce nuove o nuovissime. Dopo il salto, un po’ di parole sulle scelte.

E ora, con permesso, vado in vacanza.

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