Il problema degli inediti di X Factor 8

inediti-victoriaGiovedì scorso, Cattelan ha aperto la semifinale di X Factor 8 annunciando che quest’anno gli inediti sono stati scritti dai concorrenti. Ha anche aggiunto che non era quindi più possibile criticare questo aspetto del talent show – come a intendere che finora avevamo solo visto dei cantanti, mentre da adesso in poi, signore e signori, degli artisti veri.

Abbiamo sentito questi sei inediti. Due, a dire il vero, erano già noti perché Lorenzo e Mario li avevano proposti ai provini. I pezzi sono stati ovviamente riarrangiati in modo professionale e resi più radiofonici, ma resta da capire una cosa: se uno tra Lorenzo e Mario dovesse vincere l’edizione, a cosa sarà servito il suo percorso? Non si potrà nemmeno chiamare tale perché il percorso, in teoria, è una serie di tentativi del giudice per trovare la maionchiana collocazione discografica del concorrente (nonché una scusa di Tommassini per divertirsi a cambiare vestiti e acconciature). Se qui era già tutto pronto dall’inizio, se erano cantautori con un prodotto più o meno finito, qual è stata l’utilità di dieci settimane di cover?

E poi c’erano altri quattro inediti di concorrenti che si sono improvvisamente rivelati positivi al virus della cantautoralità. Quindi gli autori (televisivi) hanno dovuto spiegarci questa novità come meglio potevano, costruendoci attorno un po’ di mitologia nel tempo di un RVM. C’è Madh che è “a man in a struggle”, c’è Emma con una storia personale difficile e poi c’è Ilaria, che aveva questa canzone nel cassetto da quando aveva 15 anni. Victoria s’è addirittura premurata di mostrarci il foglio originale col testo. Guardate! L’ha scritta lei! In inglese!

Possiamo crederci o fare i complottisti, ma il punto è un altro: gli inediti potevano essere migliori. Se li hanno scritti i concorrenti, si sente l’inesperienza; se no, avrebbero meritato ghostwriter migliori.

All’X Factor britannico, l’inedito non esiste. C’è la cosiddetta winner’s song, che è una cover abbastanza prevedibile di una grande ballata. È l’unica canzone che va in commercio dopo la finale perché Simon Cowell preferisce un numero uno a cinque o sei singoli sparpagliati nella top 40. La winner’s song non ha nulla a che vedere con la direzione artistica che prenderà il cantante: è un’eccezione studiata per sbancare sul mercato natalizio degli ascoltatori occasionali. Dopo X Factor, il vincitore e i più fortunati finiscono in development e tornano, con calma, sei mesi dopo, trasformati in un prodotto discografico vero. Non è una scienza esatta, ma ha più possibilità di funzionare rispetto a questo strano metodo di X Factor Italia, che non nega un inedito a nessuno e costringe a scrivere e incidere un pezzo in una settimana (e girare un videoclip di fretta e furia quella successiva).

Non si capisce perché X Factor quest’anno abbia deciso di difendersi da critiche inesistenti, sottolineando l’importanza della firma di una canzone. Altri concorrenti, in passato, hanno scritto i loro inediti senza tanta pubblicità (è una cosa che fanno perfino ad Amici da chissà quante edizioni) e non hanno avuto più o meno successo degli interpreti-e-basta. X Factor è un concorso per interpreti: non è una scuola, non è un posto dove si scelgono i cantanti al buio facendo girare una poltrona, non è Must Be the Music, il talent di Sky UK che cercava solo artisti “veri” (e ha chiuso dopo una sola edizione). Se Elisa, Ferro, Pezzali o Ramazzotti non avevano nessun demo da passare, trasformare tutti i concorrenti in cantautori non ha arginato il problema: ci ha solo dato canzoni meno belle. E chi se ne frega di chi le ha scritte.

 

2 thoughts on “Il problema degli inediti di X Factor 8

  1. Quindi fuori i cantautori che cantano i loro pezzi fin dai provini? Credo invece che il problema sia un altro. Non è che siccome ci si presenta già con un prodotto pronto, proposto comunque al pubblico in modo parziale alle audizioni, questo vuol dire che il percorso fatto di cover non ha più senso per loro. Quel percorso gli serve per dare tempo al pubblico di conoscerli meglio da un punto di vista interpretativo per poi apprezzarli anche come cantautori eventualmente. Non è che se presentano ai provini un loro pezzo questo significa che sono di sicuro adatti al mercato discografico. Ma anche per loro c’è la necessità di valutare la risposta del pubblico. Il percorso serve a tutti ma in modo diverso. E qui sta l’intoppo. Gli interpreti e basta partono e arrivano in svantaggio. Il pubblico forse tende a premiare di più quelli che hanno presentato una loro canzone che poi in semifinale viene riproposta per intero e riarrangiata. Gli interpreti e basta non hanno questa possibilità (fin dall’inizio). È una questione di equità che manca. Molto probabilmente vincerà proprio un cantautore (parolone) il cui inedito, un assaggio prima, l’intero poi, ha avuto tutto il tempo di essere apprezzato dal pubblico. Servivano due categorie distinte a questo punto. Due vincitori, due contratti. Oppure, almeno far proporre l’inedito anche ai cantautori solo se arrivano in semifinale. Per il discorso inedito Ilaria che è nata nel Gennaio 1998, se è vero che l’ha scritto a 15 anni, minimo Gennaio 2013. Rumour has it è stata pubblicata nel marzo del 2012 ma già girava da prima e Rolling in the deep nel 2010. Comunque si presume che lei abbia tirato fuori dal suo cassetto solo il testo, non credo abbia scritto anche la base musicale. Il plagio musicale può tranquillamente essere stato infiocchettato dopo. Quindi ci può stare che due parole in fila le abbia scritte lei anche se forse un po’ dopo il 2013. Non si capisce a cosa punta il tuo ragionamento. A mettere in dubbio che l’abbia scritta lei? O a dubitare che sia stata scritta nel 2013? O tutt’e due le cose?! Ma non vedo come il plagio possa sollevare il dubbio sul fatto che il testo l’abbia scritto lei. A parte darmi la certezza che almeno la base è stata scritta di sicuro dopo la pubblicazione, uscita di Rumour has it e quindi dopo il 2011/2012.Perciò verosimilmente proprio nel 2013 come ha detto Victoria. Piuttosto il dubbio è questo: ma quel foglio, originale, con il testo l’ha messo lei in valigia prima di partire per Milano? O piuttosto, come credo, avevano detto a tutti prima di iniziare con il programma di scriversi dei testi perché fin dall’inizio l’intenzione era quella di proporre inediti scritti dai ragazzi? E questo spiegherebbe l’assurda affermazione di Cattelan:” stanno arrivando molti pezzi scritti da voi a casa ma non ci siamo”. Possibile che tra le migliaia di canzoni arrivate non ce ne fosse almeno una all’altezza? Questa specie di iniziativa era solo l’ennesimo specchietto per le allodole attira-pubblico. La decisione di far scrivere i pezzi ai ragazzi è stata una risposta alla critica esistentissima di quelli che da sempre li considerano solo marionette nelle mani di discografici senza scrupoli. E non l’hanno presa in corsa ma da molto prima di cominciare, credo.

  2. Non so se è un’interpretazione corretta, ma secondo me il grosso problema della versione italiana di XFactor e dei talent italiani in generale è che sfornano una serie di interpreti bravini (pochissimi molto bravi) destinati alla disoccupazione, non essendoci da noi una grande quantità di autori (bravi).
    Concordo con quanto dici, l’aver avuto solo autori in questa edizione di XFactor lo squalifica. Temo però che si gongoleranno di risultati che considerano ottimi e andranno avanti così, noi ci consoliamo su YouTube e le versioni del format all’estero.

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