Intervista ad Andrea Nardinocchi – Il momento perfetto, traccia per traccia

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È appena uscito Il momento perfetto di Andrea Nardinocchi (reduce da Sanremo giovani). L’ho intervistato per Rockol e abbiamo parlato delle dodici tracce che compongono il suo album d’esordio, una per una.

1. Il momento perfetto

Quest’intro è venuto fuori una notte con Mecna. È venuto a trovarmi a casa perché doveva fare un live a Bologna. Erano le 4 del mattino, lui era distrutto. Ha annuito in cuffia finché non si è addormentato e sono andato avanti da solo. La prima frase è venuta in quel momento, mentre la conclusione l’ho aggiunta mentre stavo chiudendo il disco. “Mi dicono scrivi ma ho il cuore spento” riflette la pressione che ho sentito dopo l’uscita di “Un posto per me”.

2. Un posto per me

“Un posto per me” è nata una notte al piano ed è stata la prima in ordine cronologico. È stata una delle prime volte in cui, mentre mi venivano parole e musica, ho sentito un grosso trasporto emotivo. Questa emozione è poi diventata il mio unico punto di riferimento per decidere cosa è una canzone.

Scusa la marzullità dell’osservazione, ma queste prime tre tracce hanno in comune la sensazione di qualcosa di irrisolto: la storia è impossibile; il posto per te non c’è; il momento perfetto non arriva…

Sì, c’è anche questo in quello che scrivo. È un po’ come se stessi facendo un film di Lynch travestito da Tarantino.

3. Storia impossibile

Dato che la canzone è già nota, parliamo del video.

Da tanto volevo lavorare con due giovani registi, Lab35, dopo aver visto i loro video per Mecna. La loro idea mi ha conquistato subito.

Il più grande pregio del video è proprio l’idea: semplice, ma ben sviluppata dall’inizio alla fine. Non è il solito video italiano.

In quest’ottica diventa ancora più difficile fare un video. Per me sono croce e delizia. Credo che il video debba vivere di vita propria. Dev’essere collegato alla canzone, ma avere senso come un’opera a se stante. Qui siamo riusciti a farlo.

4. Persi insieme

Questa è prodotta da Canova, e in effetti è un po’ la più “classica” del disco.

È come una figlia degli One Direction (che, lasciando stare lo stereotipo della boyband, hanno un sound che tira giù tutto) e Avril Lavigne. L’arrangiamento è mio, Canova l’ha risuonato a modo suo.

L’ha canovizzata.

Sì, e sono molto contento che sia andata così, non volevo suonasse in nessun’altra maniera.

È in tracklist in un posto importante: viene dopo i due singoli.

Sì, è un po’ un messaggio subliminale: è quasi certo che sarà un singolo. Credo che sarà IL pezzo dell’album.

5. Le labbra screpolate

È nata un giorno dopo un’esibizione in Slovenia – dove fa freddissimo – e, guardandomi riflesso nel finestrino del treno, ho visto le mie labbra screpolate. Non so come sia uscita fuori, mi succede spesso così. La musica scorre, non la puoi vedere, ma c’è un momento in cui “vedo” tutto il ritornello, come una fotografia, e lo so subito a memoria.

6. Tu sei pazzo (feat. Marracash)

“Tu sei pazzo” apre una specie di trilogia della follia nell’album. Voci nella testa, sfoghi, crisi di identità…

Quattro o cinque anni fa sono letteralmente impazzito, ho avuto un’enorme crisi che mi ha cambiato. Vivevo a stretto contatto con molte persone perché suonavo con una cover band. Un giorno ho sfogato la mia frustrazione per essere considerato un pazzo con la mia loop station. Qui asserisco la mia convizione che i pazzi non esistono: ci sono solo persone che hanno avuto esperienze diverse e si comportano in modo diverso.

Marracash com’è arrivato?

L’ho incontrato alla presentazione del disco di Mecna, gliel’ho proposto con un po’ di timore, ma lui l’ha sentito e gli è piaciuto.

7. Le pareti (feat. Danti)

In un momento di commozione, ho fuso la mia esperienza con quella di un mio amico chitarrista (lui è l’origine di tutto il mio progetto: è lui che ha fatto sentire il mio provino al mio attuale manager, è lui che chiude il disco con l’assolo di chitarra finale). Lui è sempre partito, ha sempre inseguito il sogno di suonare, mentre io non avevo lo stesso coraggio. Questo pezzo è un omaggio al suo coraggio.

8. Non mi lascio stare

Per me è un trofeo personale. Sono riuscito a tirare fuori qualcosa che mi premeva: è da quando sono piccolo che mi sento dire che sono magro. Ne ho sempre sofferto molto e avrei voluto dar fuoco a tutti quelli che mi chiedevano “ma tu mangi?” Sì, mangio. Forse me lo chiedono per invidia. Il ritornello esprime esattamente tutta la rabbia che sentivo.

9. Bisogno di te

Tutte le canzoni d’amore del disco sono legate a una persona sola. Faccio un po’ fatica a parlare di questa in particolare.

10. Con uno sguardo

Questa è un po’ più leggera. È venuta fuori in un momento in cui cercavo di convincerla che non doveva essere gelosa perché tutte le mie canzoni parlavano di lei.

11. Amare qualcuno

Stesso discorso, come per le due tracce che la precedono. Ma questa è la capolista. È quella dove ho ammesso candidamente il fatto di non essere stato in grado di amarla come lei ha fatto con me.

12. Come stai

Doveva chiamarsi “Papi”, ma per evitare equivoci legati a Berlusconi, ho cambiato il titolo. “Papi” è come chiamo mio padre e “Come stai” riassume tutto quello che è la mia esperienza con lui oggi. Non riusciamo a vederci spesso perché viviamo in due città diverse. Non è facile convincere un genitore che ci si vuole dedicare alla musica nella vita e ho sempre sentito il bisogno di dimostrargli che ce la potevo fare. Racchiude anche la frustrazione nel non sapergli dire “ti voglio bene”. Non siamo molto bravi a parole.

 

2 thoughts on “Intervista ad Andrea Nardinocchi – Il momento perfetto, traccia per traccia

  1. Ho avuto la possibilità di assistere al suo showcase a Milano. Che dire, spero faccia davvero molta strada, è un tipo in gamba, sincero e vero. La sua musica è una boccata d’aria fresca, qualcosa di nuovo (almeno nel panorama italiano) e se ti prende è la fine.
    Non Mi Lascio Stare credo sia sul serio un capolavoro, e dopo aver letto tutto ciò che c’è dietro ne sono sempre più convinto.

    Bravo Andrea, e complimenti anche a te per la recensione. :)

  2. PS no beh, non è una recensione, volevo dire *intervista.

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