Ho ascoltato le 61 canzoni di Sanremo Giovani 2013 senza Google e ho scoperto quanto segue

Quello che dice il titolo. Un ascolto al buio, insomma, quindi di alcuni artisti sapevo qualcosa, mentre di altri (la maggior parte) non sapevo nulla e non mi sono lasciato tentare dai motori di ricerca. Sul sito Rai, ci sono un minuto e mezzo di ogni canzone, che è un tempo adeguato per farsi un’idea perché quasi sempre si arriva alla fine del primo ritornello.

Nel caso non abbiate dimestichezza coi semafori: il pallino verde è sì, il giallo forse e il rosso NO. I sei artisti con la foto sono quelli che, secondo il mio modesto parere, meritano un posto all’Ariston a febbraio. E il solo fatto che ce ne siano sei è già un gigantesco passo avanti rispetto agli ultimi anni.

0-C,  D-G,  I-L,  M-N,  O-Z

0-C

60 FRAME, “Lontani per sempre”
Un rap italiano forse poco rappresentativo del genere. Di certo non offende nessuno e ha un arrangiamento abbastanza classico (tastiere e archi) per potere arrivare all’Ariston senza causare infarti al pubblico di Rai Uno. E se ci arriva, è perché la commissione artistica ha deciso che quest’anno il rap va un casino senza averne ascoltato molto.

AIELLO, “Domani è sabato”
Hai presente quando non sai che dire su un pezzo e il problema è che ti capita già al secondo su 61? Viene da Amici, questo? Ah, se solo potessi googolare! Be’, se non viene da Amici, sembra uno che viene da Amici e ha come influenze Pierdavide e Carone. Non credo di dover dire altro.

ALBERTO BERTOLI, “E così sei con me”
Il figlio di Pierangelo. Uh. Se passa, diranno che è raccomandato; se non passa, diranno che ci sono pregiudizi verso i figli d’arte. La canzone sembra di Vecchioni e, con tutto il rispetto, non ne abbiamo bisogno, soprattutto a Sanremo Giovani.

AMARCORD, “I nostri discorsi”
“Prendiamoci un futuro migliore dove poterci ricordare di essere umani / Un mondo senza musiche volgari con i deserti ricoperti di panelli solari”. Sì sì, d’accordo su tutto, ma per essere una canzone che parla tanto di futuro, se ne sente poco nelle scelte musicali.

ANDREA MAESTRELLI, “Come nel ’53”
Ode alla nostalgia con un sacco di badabababibà nel mezzo. Ode a Elvis, Charlie Chaplin e al bicchiere di vino (“dovresti vendemmiarlo insieme a me”). Ecco, come nel ’53. Sessant’anni dopo, anche no.

ANDREA NARDINOCCHI, “Storia impossibile”
Andrea Nardinocchi può e deve diventare una grossa popstar italiana, può e deve sostituire Tiziano Ferro (che ora attrae un pubblico più adulto e abbandona la sperimentazione per lo swing). Quel poco che ho capito di Nardinocchi con un video, uno showcase e un’intervista, è che non tratta il pop come una parolaccia, non insulta i talent show a vuoto, e ha gusto, preparazione e stile. Non averlo sul palco dell’Ariston sarebbe un grande dispiacere e una grande perdita.

ANTONELLA LO COCO, “Via”
La concorrente di X Factor 5 continua sulla strada di un pop elettronico misurato e forse un po’ poco coraggioso, ma sempre curato e gradevole. La canzone non brilla per originalità, ma funziona. E l’interprete, lo sappiamo, merita. Facciamo un investimento sul futuro e tifiamo per lei.

ANTONIO MAGGIO, “Mi servirebbe sapere”
1/4 degli Aram Quartet con canzone gigionissima. Le radio potrebbero accorgersi del pezzo con o senza Sanremo, quindi sarebbe preferibile lasciare il suo posto a qualcun altro. Non è da buttare, eh, ma nemmeno da salvare.

BIANCA ATZEI, “Arido”
L’ibrido tra Zilli e Ferreri che cantava “L’amore vero” con tanto di video di Morbioli. L’etichetta è Ultrasuoni, ovvero quella dei Modà, ovvero quella di RDS, RTL e Radio Italia, che ce la piazzeranno dappertutto comunque. Almeno non a Sanremo, per piacere.

BLASTEMA, “Dietro l’intima ragione”
Deasonika è la prima parola che mi è venuta in mente ascoltandoli. Ed è un’ottima cosa.  Auguro loro di farcela, ma non è detto che sia il palcoscenico più adatto a questa (buona) canzone rock.

CAPONORD, “Le differenze”
I Caponord sono stati una delle prime band ammesse al progetto MTV New Generation, ma francamente non mi ricordo altre canzoni. Ascoltando questo minuto e mezzo, si percepisce un certo gusto per il rock da arena che potrebbe avere un suo pubblico e un suo potenziale. Non fanno per me, ma a Sanremo non sfigurerebbero.

CARLOT-TA, “Dodecaneso (prima che sia l’alba)”
Frena ché voglio andare al mare! Scherzo, vedete che c’è il trattino, è un’altra Carlotta e non potrebbe essere più diversa. Originale ballatona al pianoforte con un suo perché e qualche bella immagine nel testo. Ancora una volta, non fa per me, ma potrebbe fare per Fazio.

COCKOO, “Baby”
Se intitoli una canzone “Baby”, parti già col piede sbagliato. In realtà, il titolo sembra di gran lunga la cosa peggiore di questa canzone innocua ma gradevole. Da qui a fare il tifo per loro, però, ce ne passa.

COLAPESCE, “Anche oggi si dorme domani”
Quando mi hanno chiesto di nominare l’album italiano più bello dell’anno, ho detto Un meraviglioso declino senza neanche pensarci. Colapesce ha già i premi e il seguito per dimostrare di essere il nuovo cantautore più interessante d’Italia. Qui entro in modalità cheerleader perché averlo a Sanremo significherebbe velocizzare il suo meritato successo. E se non entra al Sanremo di Fazio, non so veramente quando gli ricapita.

CORDEPAZZE, “Via”
Un’altra canzone che si chiama “Via” oltre a quella di Antonella Lo Coco? “Io sono un nichilista, parlate col mio legale” è già il mio verso di apertura preferito di tutte e 61 le canzoni. Anche la musica inizia in maniera interessante, ma si perde subito e l’arrangiamento diventa banale. Peccato.

CROSSING, “Ti ricordi”
Il bello di ascoltare pezzettini di canzone al buio è che puoi farti un’idea di chi canta senza pregiudizi su aspetto ed età. Se hanno vent’anni, il loro pop/rock adolescenziale può avere un senso per quel pubblico. Se sono più vecchi, la vedo dura. Ad ogni modo, io passo.

D-G

DANIEL RAYS, “Stai”
Qualcuno nella mia timeline (non ricordo chi) ieri ha detto che sembrava Malika Ayane e aveva ragione. Però è un uomo col potere del falsetto. Inizia che pare una canzone di Natale (o di Ayane) e continua liscia liscia tra banalità varie. Ricordatemi che dopo devo vedere che faccia ha.

DISAKKORDO, “Twelve”
Hanno la kappa nel nome e chiamano la canzone “Twelve”: chissà che sound international. International non so, fuori di testa di sicuro. Innanzitutto, il pezzo parte con 15 secondi di clacson senza motivo apparente. Poi non so, è una roba jazzata con una voce femminile che deve qualcosa a Petra Magoni. Presente quei gruppi che dici “be’, dai, è divertente” ma non li ascolteresti mai? Ecco.

DOMENICO IMPERATO, “Gira”
Niccolò Fabi. Subito, appena apre bocca. Non è un bel segno se, dopo dieci secondi di canzone, arriva già un paragone con questa irruenza (ma è anche un paragone che potrebbe piacere a Fazio). Ho ascoltato volentieri questo minuto e mezzo, però basta così.

ELISA ROSSI, “Oltre il vetro”
Mi perdonerà Elisa Rossi se mi ero completamente dimenticato di lei (il nome non aiuta). Poi, pioggia di madeleine: X Factor 2! Becucci! “The Power of Love”! E basta. “Oltre il vetro” sta a metà tra Meg e Valentina Giovagnini, ha la giusta dose di follia e melodia, ed è cantata da una voce impeccabile. Tifo immediato.

FILIPPO GRAZIANI, “Nove mesi”
Un altro figlio d’arte. Una chitarra. Un testo che pullula di metafore sulla maternità. La ricetta è quella sbagliata, ma inaspettatamente non ho lanciato il laptop dalla finestra ascoltandola. Anzi, dopo qualche verso, il crescendo ha fatto il suo dovere e mi è quasi piaciuta (mi pentirò di averlo detto, lo so). C’è un suonino strano a 01:10 che mi ha convinto ci possa essere un barlume di originalità più avanti. Ha tutte le carte in regola per entrare.

FRANCESCO GABBANI, “Posso dire che amo”
Questa è la prima clip che non finisco nemmeno di ascoltare. Mi sono fermato a “quando fuori piove, dentro splende il sole” e non ho intenzione di andare avanti. Buona fortuna.

GAETANO CIVELLO, “Gli astronauti”
Parente di Chiara, la grande rivelazione “chi?” di Sanremo 2012? Non posso saperlo. La musica ha attirato la mia attenzione, il testo ha attirato il mio WTF. “Sono un treno che corre, ma non va a Lione ché ho troppe bombe sulla mia strada e troppe donne che si innamorano presto ma non fanno figli.” Uh? Gaetano Civello, conosci Damien Saèz? Sei la sua risposta italiana. E per qualche strana, stranissima ragione mi sei pure piaciuto.

GIOVANNI CACCAMO, “L’indifferenza”
Max Gazzè. Oh, non ci si può fare niente se dopo una nota parte il paragone. Non vuol dire che il pezzo non meriti, anzi: l’ho sentito un paio di volte perché è uno dei più curiosi dei gruppo. Credo ci sia una specie di messaggio sociale che cerca di passare attraverso associazioni libere di idee, assonanze e calembour (inizia dicendo “centododici ciclopici politici”), ma la canzonetta è abbastanza trascinante da distrarre dal testo. Qualcosa c’è, ma non credo sia abbastanza per passare.

GIULIA LUZI, “Ormai”
Un’altra ballata al piano, un’altra che parte bene e si perde smarmellando tutto nel ritornello. Detto questo, se la canzone finisse in mano a un vocione americano, venderebbe i milioni. In un festival più tradizionale, non avrebbe ostacoli, ma nel 2013 non sarà facile.

GIULIA OTTONELLO, “Ci sono giorni”
Urca, a quei tempi Amici lo guardavo persino io. Sarei stato curioso di sentirla, ma il sito della Rai ha progetti diversi: si sentono solo 5 secondi della clip. Che faccio, giudico questi 5 secondi?

GNUT, “Dimmi cosa resta”
È un ascolto al buio, ma qualcosa mi dice che questi si prendono molto sul serio. E che sono rimasti al cantautorato anni ’70. A Fazio piaceranno tantissimo, scommettiamo?

GUIDO MARIA GRILLO, “L’ultimo addio”
Non sono uno di quelli che si lascia condizionare dalla tristezza di una canzone (anzi), ma questa è insopportabilmente funerea. È stato faticoso far passare questo minuto e mezzo, chissà il resto. Addio.

I-L

I MODERNI, “Rivoluzionario”
Uh, siamo tornati nel 2012! La musica ricorda un pezzo di Madeon, che a sua volta ricorda la scuola francese che l’ha preceduto, che a sua volta MI PIACE. Il testo è quello che è (buttano lì un “ci troveremo tutti in un club con i Daft Punk” come dei James Murphy qualsiasi), ma che diamine, ogni tanto fa bene ascoltare qualcosa che non sembra essere stato composto nello stesso anno di “Papaveri e papere”. Moderni a Sanremo, dai.

IL CILE, “Le parole non servono più”
Loro sono famosetti, vero? Non saprei dirvi cos’altro cantano, ma sono famosetti. Il testo si lascia andare a vascobrondismi un po’ dozzinali (“Sei una Barbie spregiata da una felicità parziale aiutata da flute di champagne / Le tue lacrime lisce arrotate nei bagni di locali alla moda dove perdi mutande”) e la musica non aiuta. A me non dicono niente, ma sono sicuramente più meritevoli di tanti altri qui in mezzo.

UPDATE: Ok, mi avete corretto in mille. Il Cile è uno e non un gruppo. Bene, è passato, contenti?

ILARIA PORCEDDU, “In equilibrio”
Ilaria Porceddu, indimenticata coverizzatrice di “Oceano” che tanto commosse la Maionchi. Di lei ricordo questo, e che era brava. Lo è ancora, ma la canzone con cui ha scelto di riprovarci è una noia. E poi nel mezzo c’è un pezzo in un dialetto che non riconosco (a giudicare dal cognome direi sardo) (il sardo non è un dialetto, è una lingua!) (ma per piacere).

JACOPO RATINI, “Come mai come”
Gli archi all’inizio mi ricordavano quelli di “Supreme” di Robbie Williams, che a loro volta erano un campionamento. Sono andato ad ascoltare la canzone in questione e non sono proprio uguali. Posso continuare ad ascoltare Robbie Williams? No? Ok, Jacopo Ratini. Parte molto bene e poi, come da tradizione, smarmella. Jacopo, c’hai mezza bella canzone (che è già un traguardo): riscrivi il ritornello, per favore.

JULIA, “Odiamore”
Julia fa l’elenco delle cose che odia (tra cui: l’alba, l’algebra, tutto ciò che scivola, te che oggi non chiami mai) e fa anche una certa simpatia. Poi inizia a fare dubidubidù e, scusate, ma ero stato molto chiaro a riguardo: se inizi a cantare fonemi senza senso, io stacco. Ho staccato. Però all’inizio mi stava simpatica.

KUBE, “Sei tu”
Coldplayissimi questi qui. Chissà se hanno mai sentito “Yellow”. E questo è tutto quello che mi viene da dire, che non è mai un buon segno.

LAURA GROGGIA, “Per sempre”
Sudamericaneggiamo? Jazziamo? A naso, qui abbiamo una di quelle che fa scrivere a tutti “che interpretazione elegante!” e poi nessuno compra il disco. C’è una gran voce, questo è innegabile, ma su di lei non scommetterei.

LAYLA, “L’amore inutile”
Urca, quanta roba c’è in ‘sto pezzo? O forse è solo che il volume è più alto rispetto alle altre clip? Sta di fatto che mi ha svegliato. È già qualcosa, Layla. Una voce e un testo come tanti, ma un arrangiamento decisamente più ricco (dire “epico” mi pare troppo) della media. Non ha molte possibilità di passare, ma scommetto che tra i finalisti ci sarà roba molto peggiore di questa. E scommetto anche che il pezzo tutto intero lo ascolterò volentieri.

LINDA D, “Anima rotta”
Se Linda D fosse stata la prima della lista, forse le avrei dedicato un po’ più di attenzione, ma siamo alla L e non ho più pazienza per robe simili. NO. No a tutto. Il nome, il titolo, il testo, l’interpretazione. “C’era il vento, c’erano gli schiaffi”. Appunto.

M-N

MANAGEMENT DEL DOLORE POST-OPERATORIO, “L’omino triste”
Sento che loro dovrei conoscerli per mantenere la mia sgualcita patente indie. E invece non so chi siano. Sono tra i più ascoltati sul sito e tra i commenti non mancano già i groupismi (in effetti sono il tipo di band che può piacere a metà delle persone che conosco). Se non mi giurassero che questo è un pezzo inedito del 2012 direi che: a) non è inedito e b) non è del 2012. Magari mi ricrederò e di sicuro mi è venuta voglia di ascoltare dell’altro per capirli meglio.

MARCO FONTANA, “Evaporo”
Evapora (vale sia come indicativo presente che come imperativo).

MARGHERITA VICARIO, “Nota bene”
Scommetto che il suo film preferito è Amélie. Come l’ho capito? “Ascoltare la storia di mia nonna / Le mie gambe magre nella minigonna / Rovistar nel cesto delle offerte / D’inverno abbondar con le coperte […] La superficie della pasta al forno / Le caccole negli occhi quando dormo”. Ah, LE FILASTROCCHE NAÏF. Tenetemi fermo.

MARTINA CAMBI, “Lasciami in pace”
Innanzitutto, Martina Cambi è arrivata fin qui in automatico perché ha vinto Castrocaro (non a 15 anni, ma senza Gigi D’Alessio). E poi, siate riconoscenti perché è grazie a lei se abbiamo il detto “quando la persona è niente, l’offesa è zero” (cioè, è grazie alla Tatangelo che insultò la sua agente Milly D’Abbraccio) (sì, quella Milly D’Abbraccio) (ma insomma, avete proprio la memoria corta). Com’è come non è, la nostra MARTIN J CAMBI è tornata con un nuovo nome e, si spera, anche un nuovo agente. Il problema è che, in tutti questi anni di assenza, il suo posto nel mercato è stato occupato da Emma Marrone. E quando la persona è Fazio, le speranze sono zero. Sarà per la prossima volta, eh. Tante care cose.

MATTEO VALICELLI, “Mai e per sempre”
A metà tra Tommaso Perturbazione e Cesare Cremonini. Nulla di rivoluzionario, anzi, ma c’è qualcosa nella sua voce e nel suo stile che lascia ben sperare. Al momento credo sia l’unico senza like o commenti e ha solo 55 visualizzazioni.

MIMÌ DE MAIO, “Non ascoltare uno come me”
Lo suggerisce anche il titolo. Avanti il prossimo.

MONRÒ, “Chiara”
Chiara sembra una ragazza del tutto ordinaria, perché le hanno dedicato una canzone? Oh, magari nella seconda parte c’è un colpo di scena, tipo che Chiara è una serial killer. Me lo auguro perché fino a questo momento non ci sono molti buoni motivi per ascoltare.

NAIF HERIN, “30 anni”
Attenti, è arrivata la canzone sul precariato. “Eccomi qui a trent’anni, il risultato di una generazione / Figli della televisione, di questa Italia del pallone / Con un presente da precario, un passato da esordiente e un futuro da coglione.” Il modo in cui butta via la parola “coglione” è la cosa migliore del pezzo. È tipo la continuazione di “Non è l’inferno”, ma pacata e sussurrata – nonostante dica di avere “voglia di spaccare il muso al cielo”. Che fatica.

NICCO VERRIENTI, “Dimenticami molto lentamente”
Fatto. E mica tanto lentamente.

NIME, “L’abisso”
Dopo, quante canzoni, quaranta?, vorrei tanto provare qualche allucinazione uditiva, e invece sono ancora lucido. Questa è sicuramente tra le più anonime della selezione.

NUOVALCHIMIA, “Essenza”
Altro rock un po’ datato, ma con qualche idea in più rispetto ai colleghi. Mi stupirei se passassero il turno.

O-Z

OTTAVIO DE STEFANO, “Quello che sarai”
Questo viene da Amici? Per forza, dai, con un nome così puoi venire solo da Amici. Mi sa che era pure in finale. Non ha avuto molta fortuna con gli autori, eh. Ciao, Ottavio, ci si vede ad Amici Big 2023.

PAOLA DONZELLA, “Grand hotel”
Già dal titolo siamo in piena retromania. Verso il trentesimo secondo, sorge il sospetto che sia una canzone di 007. Col ritornello non ci sono più dubbi. Un pezzo del genere è al 50% interpretazione e atteggiamento sul palco: se non ti sai muovere (o non muovere) è la fine. Intanto in versione audio si fa notare: siamo già a buon punto.

PAOLO SIMONI, “Le parole”
Enrico Ruggeri canta Fossati. Peccato che il testo non sia di Fossati (cioè, mi auguro che Fossati non scriva cose simili ora). È un elenco di cose che si possono fare con le parole, che quando ti mancano le parole per scrivere un testo, è una bella idea meta.

PARISSE, “Fra poco è già domenica”
Questa è una canzone da talent, ma tipo una b-side di Alessandra Amoroso.

PLUG, “La musica peggiora”
Questa è strana perché è mezza rap, ma l’arrangiamento è acustico. Il minimalismo è un po’ spiazzante e tutto sommato apprezzabile. C’è un’idea, ed è già tanto, ma il testo super-giovane e semi-sociale sa di già sentito.

POWER FRANCERS, “Salta”
L’anno scorso, i Power Francers hanno provato a entrare con una canzone che non c’entrava molto col loro genere. Ora hanno un pezzo guettissimo che incita a saltare in senso letterale e figurato. Ahinoi, non è all’altezza di “Pompo nelle casse” (quasi nulla lo è) ma quanto sarebbe divertente vederli all’Ariston? Purtroppo non credo ci sia spazio per loro e i Moderni nella stessa gara.

ROD, “Sono ne*ro”
Forse la frase del titolo è autobiografica, forse è un bianco che vuole porre attenzione sul disagio di essere un immigrato in Italia. Assomiglia un po’ a “Vengo dalla luna” che parlava dello stesso argomento.

SERENA SPILLO, “Baciami”
Un’altra jazzatina che, boh, perché? Ci sono tanti festival jazz in giro per il mondo: usate quelli.

SILVIA ANGLANI, “Doppiosogno”
Dal titolo, speravo fosse ispirata a Inception. E invece: “se la realtà fosse come un sogno ad ogni mio risveglio, io mi innamorerei”. Ronf.

SIMONE PERRONE, “Scuro”
Evidentemente voleva scrivere un pezzo sanremese, ma gli conveniva scrivere un pezzo tenchiano. Se la commissione artistica di Fazio ha un senso, è per privarci di cose del genere.

THE WONKIES, “Ricordati che devi morire”
Anche qui, anni ’70 come se piovesse. Divertente e canticchiabile, ma buona fortuna con le radio: non vedranno l’ora di programmare questo bel memento mori.

TOMMASO DI GIULIO, “Per fortuna dormo poco”
È per pezzi come questo che hanno inventato l’aggettivo “carino”. È radiofonica, è veloce, c’è qualche idea, non fa per Sanremo. Magari mi sbaglio.

TONY COLOMBO, “Se tu lo vuoi”
Un neomelodico! Così, a sorpresa, alla fine della lista! Ahem, la sua clip ha già 4,400 like e 253 commenti. Qualcosa mi dice che Tony, da Napoli in giù, è tipo Elvis. Bravo, Tony, continua così.

17 thoughts on “Ho ascoltato le 61 canzoni di Sanremo Giovani 2013 senza Google e ho scoperto quanto segue

  1. Ascolta il disco dei Management del dolore post-operatorio. Al di là della fighettaggine indie secondo me è un bel progetto. :)

  2. Se ti vuoi fare una risata cerca tony colombo in google immagini… Argh!

  3. Quella Giulia? Quell’AmicidMDF? Oddio non vedo l’ora.
    Anche per poter odiare l’ennesima Amélioide.
    I Blastema li tifo, che li avevo visti in tv al Concertone e poi me li sono trovati quest’estate a una festa in piazza: provincia profonda, palco accanto alla chiesa, quasi tutta la gente agli stand del mangiare/bere e quattro gatti ad ascoltarli, eppure loro bravi e professionali a suonare per quei pochi, senza storie o atteggiamenti fastidiosi.

  4. Wow! Non l’avrei mai pensato, ma ora ho voglia di ascoltarmi alcune di queste canzoni! Grazie per il servizio reso alla società!

  5. Se vuoi restringere il campo della ricerca e avere più possibilità di trovare la foto che ti serve, prova con “black rod”.

  6. Piccola precisazione: Il Cile (al secolo Lorenzo Cilembrini) non è un gruppo.

    Definirlo famosetto è forse esagerato. Ha pubblicato due singoli (uno a gennaio e uno a giugno di quest’anno) e poi un’album (a fine agosto).

    Come artista merita, ma sono d’accordo con te che il pezzo presentato a Sanremo non è molto convincente (e secondo me non è molto adatto a Sanremo).

  7. Mi permetto di rispondere al tuo commento sulla canzone di Alberto Bertoli.
    Non capisco il tuo commento ” La canzone sembra di Vecchioni e, con tutto il rispetto, non ne abbiamo bisogno, soprattutto a Sanremo Giovani.”

    Secondo te di che tipo di testi “abbiamo bisogno” a Sanremo Giovani ? Di quelli alla Marco Carta o Valerio Scanu ?

    Io direi invece che abbiamo bisogno di testi seri e convincenti .

    Comunque visto che lo paragoni ad un testo di Vecchioni direi che il ragazzo ha scritto e cantato una Signora canzone.

    Saluti

  8. Strano che tu faccia il recensore e non conosca il Management del dolore post operatorio. Sono considerati, nell’indie, la rivelazione di quest’anno (quindi strappa la tua patente, è scaduta). Album molto bello (che ti consiglio di ascoltare s’intitola auff) e live potentissimi. se riuscissero ad arrivare a sanremo penserei che in atto ci sia una rivoluzione culturale pazzesca.
    Mi sembra che sulla pagina di sanremo giovani non ci sia in atto una gara di commentatrici groupie ma di fan. e loro ne hanno parecchi (donne e uomini)

  9. Se ascoltassi tutti i 3’30” di Scuro, e sapessi di cosa parla, forse ti ricrederesti, un pochino…poi, de gustibus non disputandum est.
    Ps: non sto qui a parlare dell’analisi del soggetto, ché il titolo è già abbastanza chiaro di suo, nonostante ci siano chiare influenze di conoscenza pregressa in alcune delle tue considerazioni.

  10. prova ad ascoltare il cd copriti gli occhi dei caponord e finalmente conoscerai la vera musica

  11. Hai ragione, avere qualche informazione in più su alcuni cantanti ha inevitabilmente influenzato i giudizi, ma non posso farci niente… Ascolterò “Scuro” per intero appena sarà possibile e sarò felice di ricredermi.

  12. Complimenti per il coraggio, anche io mi sto preparando per l’arrivo di questa ennesima edizione di Sanremo.

    Ne approfitto e provo a postarti qua questo video che ho trovato oggi su Youtube, mi sembra adattissimo al blog: http://www.youtube.com/watch?v=If5MF4wm1T8&feature=share e mi piacerebbe un tuo commento sui successi Pop del 2012. :) Grande blog, rinnovo i complimenti che ti ho già fatto qualche altra volta!

  13. Ho amato Colapesce sin dall’inizio, ne ho parlato agli amici ( musicisti e attori ), mi hanno snobbato come sempre, ho iniziato a trasmetterlo negli intramezzi degli spettacoli, ho condiviso in rete testi, video e recensioni, poi ho portato i miei amici ad un suo concerto, forse uno “sbagliato” perchè non cantò le sue canzoni.. i miei amici ( tra questi un appassionata del festival di Sanremo ) adesso sono ansiosi di ascoltarlo dal palco dell’Ariston e lasciano a me la programmazione di aprile..

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