Star Academy: per me è no

Ci sono diverse ragioni dietro al successo di X Factor e una di queste è la struttura. È un programma con un format solido, chiaro, che sa mettere in risalto concorrenti e giudici e sa creare la tensione nei momenti giusti.

Ci sono diverse ragioni dietro al fallimento di Operazione Trionfo e una di queste è la struttura. Il suo nuovo reboot Star Academy, per differenziarsi da X Factor, ha accentuato i problemi di un format datato e ormai superato in molti paesi.

Innanzitutto, 16 concorrenti sono troppi. Ce li hanno presentati con brevi profili degni di The Club in cui, giustamente, non sapevano cosa dire. Non è neanche colpa loro: chiunque sembrerebbe ridicolo in una stanza dai colori acidi a spiegare cosa significa per te la musica. Ne escono delle perle incredibili come: “Le canzoni per me sono come le ciliegie, la musica è una ciliegia” (quello che vogliono far passare per eccentrico otaku con l’eye-liner); “Mi piace masterizzare” (quello che vogliono far passare per geek); “Mi piace il mondo gotico” (quella che vogliono far passare per emo). Poi una ha confessato che Biagio Antonacci è il suo cantante preferito ed è scattata la tolleranza zero.
Ad aumentare la confusione, il fatto che – a parte due minorenni sull’orlo del Jessicabrandogate – si tratta solo di ventenni di bell’aspetto. Niente Giops, Yavanna o Farias, che non erano certo le proposte discografiche più allettanti, ma aggiungevano una nota di colore e varietà.

Il secondo problema – grossissimo e probabilmente irreparabile – è la formula dei medley. Ci sono 16 sconosciuti che cantano pochi secondi a testa di troppe canzoni senza averle preparate. Finisce la serata e non si è capito chi è chi, chi ha potenziale, chi ci potrebbe piacere. In compenso, abbiamo sentito una decina di attacchi sbagliati e tanto tanto controcanto. Inoltre, alle esibizioni mancano il kitsch, l’ironia e la locura che – diciamocelo – hanno fatto la fortuna di X Factor. Insomma, MANCA TOMMASSINI.

E infine, chi giudica non ha motivi per salvare questo o quel cantante – una formula perfetta se fossimo in tribunale, ma quando si tratta di spettacolo, funziona meglio aggiungere alla ricetta gli interessi personali dei giudici. Non c’è tensione, non c’è attesa, non c’è dibattito. Un piccolo screzio tra Mietta e Vanoni non sazierà certo la sete di polemiche dello spettatore.

Oltre a questi problemi strutturali, l’esecuzione è stata ancora più disastrosa. Facchinetti dopo cinque anni ha imparato a condurre un talent, ma qui non ha nulla da condurre: una voce fuoricampo potrebbe tranquillamente prendere il suo posto. Il resto del cast non aiuta: Savino non ha spazio per aggiungere qualche commento vagamente divertente, Roy Paci è Roy Paci, la Cuccarini ride in maniera isterica senza motivo cercando una co-conduzione che non può avere. L’unica speranza è Ornella Vanoni, che ha un indiscusso potenziale Maionchi ancora tutto da sfruttare.

Sai che il tuo programma ha un problema quando l’unica ragione per guardarlo è vedere un’anziana un po’ svampita che non sa usare il telecomando del voto e urla: “ho un calo glicemico” e “mi scappa la pipì”.

Tatangelo, torna qui, è tutto perdonato.

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